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mercato di San Lorenzo · Firenze

La congiura dei pazzi

Il Castello del Trebbio fu un tempo la residenza di una delle famiglie più importanti della Firenze del quindicesimo secolo, I Pazzi.

Questa famiglia è diventata incredibilmente famosa per un fatto di cronaca nera, la cosiddetta Congiura dei Pazzi, ordita proprio tra le mura del Castello. Lo scopo era quello di uccidere Lorenzo de’ Medici e di prendere il potere su Firenze.
Domenica 26 aprile 1478 l’ignaro cardinale Riario Sansoni invitò tutti alla messa in Duomo da lui officiata, come ringraziamento della festa organizzata il giorno prima in suo onore. Alla messa si recarono i Medici e i congiurati, con l’eccezione però del Montesecco, che si rifiutò di colpire a tradimento dentro un luogo consacrato. Vennero allora ingaggiati in fretta e furia due preti in sostituzione: Stefano da Bagnone e il vicario apostolico Antonio Maffei da Volterra.
Essendo però Giuliano ancora indisposto, Bernardo Bandini (il sicario destinato a Giuliano) e Francesco de’ Pazzi decisero di andare a prenderlo personalmente e quando arrivarono in chiesa la messa era già iniziata.
Al momento solenne dell’elevazione, mentre tutti erano inginocchiati, si scatenò il vero e proprio agguato: mentre Giuliano cadeva in un lago di sangue sotto i colpi del Bandini, Lorenzo, accompagnato dall’inseparabile Angelo Poliziano e dai suoi scudieri Andrea e Lorenzo Cavalcanti, veniva ferito di striscio sulla spalla dagli inesperti preti e riusciva a entrare in sacrestia, dove chiuse le pesanti porte e si barricò. Il Bandini si avventò, ormai in ritardo, e sfogò la sua foga su Francesco Nori, che interpose il suo corpo tra l’omicida e Lorenzo, sacrificando la sua vita e dando la possibilità a Lorenzo di fuggire.

Jacopo de’ Pazzi aveva completamente sbagliato la valutazione della risposta della popolazione fiorentina. Quando si presentò in Piazza della Signoria con un gruppo di compagni a cavallo gridando “Libertà!” invece di essere acclamato venne assalito dalla folla in un incontenibile movimento popolare che dal Duomo a tutta la città si accaniva contro i congiurati.

Le truppe del papa e delle altre città che attendevano appostate attorno a Firenze, al suono delle campane sciolte si insospettirono e lo stesso Jacopo de’ Pazzi uscì dalla città portando la notizia del fallimento, per cui non fu sferrato nessun attacco.
Per i Pazzi e per i loro alleati l’epilogo fu tragico: poche ore dopo l’agguato Francesco de’ Pazzi, rimasto ferito e rifugiatosi a casa sua, e l’arcivescovo di Pisa Francesco Salviati penzolavano impiccati dalle finestre del Palazzo della Signoria. Al grido di “Palle, palle!”, ispirato al blasone dei Medici, i Palleschi scatenarono in città una vera e propria caccia all’uomo, feroce e fulminea.
Pochi giorni dopo, anche Jacopo de’ Pazzi e Renato de’ Pazzi, che pure non era coinvolto nella congiura, venivano impiccati; i loro corpi furono gettati nell’Arno. Bernardo Bandini riuscì a fuggire dalla città, arrivando a rifugiarsi a Costantinopoli, ma venne scovato e consegnato a Firenze per essere giustiziato il 29 dicembre 1479. Il suo cadavere impiccato venne ritratto da Leonardo da Vinci. Giovan Battista da Montesecco, sebbene non avesse preso parte all’agguato in Duomo, venne arrestato e, messo sotto tortura, rivelò i particolari della macchinazione, compreso il coinvolgimento del papa, che egli additò come il principale responsabile. Fu decapitato.
I due preti assassini vennero catturati pochi giorni dopo e linciati dalla folla: ormai tumefatti e senza orecchie, giunsero al patibolo in Piazza della Signoria e vennero impiccati.
Lorenzo non fece niente per mitigare la furia popolare, così fu vendicato senza che le sue mani si macchiassero di colpe. I Pazzi vennero tutti arrestati o esiliati e i loro beni confiscati.
Alle condanne seguì la damnatio memoriae: si proibì che il loro nome comparisse sui documenti ufficiali e vennero cancellati dalla città tutti gli stemmi di famiglia, compresi quelli impressi su alcuni fiorini coniati dal loro banco, che furono riconiati.

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